indipendenza energetica

L’aumento delle bollette è un tema quanto mai attuale.

Il gas dal quale in Italia si produce gran parte dell’energia elettrica destinata a tutto il territorio nazionale è sempre più costoso e, soprattutto, arriva in toto da altri paesi.

E se il flusso di gas dovesse interrompersi o ridursi a tal punto da far schizzare ancora più in alto il suo prezzo? 

È anche a causa di tutta questa insicurezza, oltre alla necessità di utilizzare sempre di più fonti di energia pulite e rinnovabili che, oggi più che mai, in Italia si sta parlando molto di indipendenza energetica.

Ma se la realizzazione delle infrastrutture necessarie per garantirla a tutto il paese richiedono anni, se non decenni, per la loro realizzazione, si può comunque parlare di indipendenza energetica da un punto di vista più individuale, ciascuno intervenendo sulla propria abitazione e sui propri consumi. 

Come? Dando il via a un progetto di ristrutturazione che renda la propria casa autonoma e addirittura in grado di creare un surplus di energia da immettere in rete.

Una casa energeticamente autonoma punto per punto

Li chiamano NZeb (near zero energy building), o case passive. Da anni sono una scelta di eccellenza, soprattutto nei paesi del Nord Europa: si tratta di edifici in grado di produrre una quantità di energia sufficiente alla propria sussistenza e, in qualche modo, anche di avanzarne per immetterla in rete.

pannelli fotovoltaici

Non parliamo di delicati equilibri internazionali e di infrastrutture che richiedono anni e molti capitali per essere implementate, ma di scelte individuali, che ognuno di noi può compiere, nel momento in cui ristruttura la propria abitazione.

Una casa così concepita salvaguarda, in primis, chi la abita, che potrà permettersi il lusso di non temere più la bolletta, ma anche l’ambiente, visto che le fonti di energia su cui essa si basa sono rinnovabili e pulite.

Ecco da cosa non può prescindere una casa energeticamente indipendente.

Perfetto isolamento per abbassare la necessità di energia

Uno dei primi passi verso l’indipendenza energetica è la riduzione dei consumi, da cui deriva un minore fabbisogno di energia. 

Un obiettivo da raggiungere non con il sacrificio (anche se ridurre sprechi e consumi non è certo un male), ma grazie una ristrutturazione mirata, che garantisca ambienti confortevoli dal punto di vista termico e un dispendio energetico contenuto.

Lo si può fare incrementando l’isolamento termico delle superfici opache (muri, tetto, basamento), delle finestre, delle porte esterne e degli abbaini e riducendo, così, la dispersione termica dell’edificio in maniera drastica. 

Meno calore o fresco vengono sprecati, meno energia è richiesta a parità di temperatura garantita!

Scegliere l’efficienza di una pompa di calore e dei pannelli fotovoltaici

Una macchina elettrica che consuma 1 e che dà un ritorno di energia pari a 6-8 volte: questa è la pompa di calore, ben diversa da caldaie a condensazione o da macchine a gas/gasolio, dove il rapporto consumi/resa è pari a 1:1.

Questa elevata efficienza, abbinata alla capacità dei pannelli fotovoltaici di creare energia elettrica da una fonte pulita, disponibile a tutti e sostanzialmente gratuita, come il sole, offre davvero la possibilità di essere indipendenti energeticamente.

Ottimizzare il tutto con un accumulatore  

Sono ancora in molti a obiettare che un impianto fotovoltaico, seppur abbinato a un isolamento termico impeccabile e a una pompa di calore efficiente, non sia in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di una famiglia, per il semplice fatto che il sole, cioè la fonte di energia, non splende 24 ore al giorno e 365 giorni l’anno.

Verrebbe da chiedersi, allora, come mai i paesi più ricchi di case passive siano proprio quelli in cui il sole fa capolino più raramente che altrove. La risposta è semplice e si chiama accumulatore.

Un impianto fotovoltaico senza accumulatore, in effetti, è un sistema zoppicante dal punto di vista dell’efficienza e non può garantire l’autonomia energetica, ma grazie a questa tecnologia, basata sulle batterie al litio, l’energia può essere accumulata e resa disponibile anche quando il sole non c’è.

ristrutturare tetto

Le comunità energetiche: l’energia dove e quando serve

È vero, nessuna famiglia può permettersi un accumulatore così grande da sopperire ai picchi massimi di fabbisogno energetico che, per una casa italiana, si verificano in media 2 o 3 volte l’anno.

Si tratta di momenti in cui l’assenza di sole è talmente prolungata (non si parla di alternanza tra giorno e notte, ma di giornate intere senza sole) da non consentire ai pannelli di produrre abbastanza energia.

È qui che entrano in gioco le comunità energetiche, nate da una nuova concezione della centralizzazione dell’energia.

Tradizionalmente, l’energia veniva creata a livello centrale e poi distribuita. Oggi, invece, gli accumulatori domestici possono essere visti come un modo per decentralizzare la produzione di energia che, se prodotta in eccesso localmente, può essere immessa in rete, a disposizione di chi ne ha bisogno.

Questo sistema, in pratica, consente di assorbire energia da chi ne ha in eccesso che, a sua volta, può renderla disponibile a chi è in carenza momentanea.

Questo grazie al fatto che gli aumenti di fabbisogno energetico non si presenteranno nello stesso momento in ogni parte del paese.

ristrutturazione abitazione

Aderire a una comunità energetica permette davvero di raggiungere l’indipendenza energetica, perché, a fronte del pagamento fisso e contenuto di una quota mensile e della messa a disposizione della propria energia accumulata in eccesso, si potrà sempre avere tutta l’energia di cui si ha bisogno anche quando l’accumulatore domestico non basta.

Se anche tu non vuoi più rimanere in apprensione, in attesa che arrivino le prossime bollette di luce e gas, non ti resta che rendere la tua casa autosufficiente dal punto di vista energetico.

Contatta Futurhouse e scopri come possiamo progettare e realizzare per te il sistema necessario per farti raggiungere la tanto sognata indipendenza energetica! 

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